Abbiamo conosciuto Martina qualche tempo fa e subito ci aveva colpiti per la sua determinazione mista a gentilezza, quell’atteggiamento che solo chi conosce bene e ama il proprio lavoro riesce ad avere. Lavorava per Magnolia Eventi, l’azienda, leader nel settore wedding, che le ha dato la possibilità di scoprire quali fossero davvero i suoi desideri. Oggi Martina è una Event Manager in proprio, e ha deciso di occuparsi esclusivamente di matrimoni. Non solo: ha avviato un virtuoso sodalizio con una location magnifica, la Tenuta Pantano Borghese, subito fuori Roma, con dei risultati sorprendenti per la loro immediatezza.
Noi che, come lei stessa dice, amiamo personalizzare al massimo un evento in base alla personalità di chi ce lo richiede, non potevamo che apprezzare il suo modo di operare, di concepire un matrimonio come un evento sempre unico e irripetibile, lo specchio delle anime dei due sposi e del loro amore. Perciò abbiamo voluto fare una chiacchierata con Martina, senza sapere bene cosa chiedere a una personalità così creativa e non incasellabile.
Martina, come definiresti il tuo lavoro?
Non è semplice chiuderlo in una definizione. Al momento sono event manager, ma non sento che questa espressione descriva pienamente quello che faccio.
Diciamo che deriva da una scelta di campo nel settore wedding…
La mia scelta è stata quella di lasciare un’azienda, la Magnolia Eventi, e un ruolo abbastanza definito, per dedicarmi solo al wedding. Lavorando per loro, ho toccato con mano quali erano le cose che mi facevano veramente felice e ho deciso di restingere il campo dagli eventi in generale al wedding.
Sei molto giovane, eppure hai già moltissima esperienza alle spalle.
Sono circa dieci anni che sono nel settore wedding. Ho iniziato casualmente a lavorare come cameriera di sala per gli eventi. Finiti gli studi universitari, mi sono resa conto che non volevo far altro che questo e quindi ho preso un master nel settore Food & Beverage. Poi mi sono accorta di avere un’inclinazione per gli allestimenti, quindi ho cambiato mansioni all’interno di Magnolia: mi occupavo molto delle scenografie dei buffet. Stavo per partire per uno stage, e mi hanno dato una possibilità di crescita all’interno dell’azienda e seguire anche dei matrimoni in autonomia.
Una bella opportunità di crescita…
Sì, ma io sono un po’ difficile da tenere ferma, quindi la polifunzionalità di ruoli per me ha iniziato a diventare troppo. Sul campo mi sono resa conto di ciò che veramente mi piace fare, quindi volontariamente ho scelto di dimettermi da quel ruolo e lavorare esclusivamente nel wedding, e solo con personalizzazione. Parto sempre dall’incontro con gli sposi per sviluppare creatività e una consulenza onesta e sincera, che difficilmente si trova in giro.
Che intendi con personalizzazione? Spieghiamolo meglio a chi non ti conosce.
Per me conoscere le persone dal vivo è un’esperienza emozionale oltre che lavorativa. Prima di parlare di catering o di qualunque altro aspetto, incontro gli sposi e mi concentro su di loro. Non è un matrimonio qualunque che organizzerò, ma il loro matrimonio e tutti percepiranno che parlerà di loro due, sarà speciale. Da questo primo incontro si snocciolano tutta una serie di personalizzazioni che possono essere più o meno originali.
Quando una coppia di sposi si rivolge a te, i tuoi valori si tramutano in un plusvalore. Ti va di descriverceli?
Innanzitutto il rispetto dalla loro personalità: li esorto a non farsi strattonare da persone che hanno influenza su di loro e a ricordarsi sempre che il matrimonio, anche se coinvolge più di cento persone, è e deve rimanere un evento intimo perché è la condivisione del loro amore di fronte a tutti gli ospiti. Poi la coerenza professionale: consiglio solo ciò che credo sia adatto a loro, mai al fine avere un grande impatto o perché io devo ottenere un evento su quel tema. Non ho un pacchetto fornitori chiuso, né vorrei averlo. Spero sempre che mi arrivi una richiesta così originale da dover trovare sempre fornitori nuovi. Aiuto gli sposi nella consapevolezza. Spiego i criteri tecnici per capire anche i preventivi che arrivano. Preferisco lavorare con un cliente consapevole. I preparativi sono il grosso del matrimonio. Il giorno stesso vola. Ma il matrimonio sta anche nella sua costruzione ed è bello farlo insieme.
In questo periodo poi ti sei concentrata in modo particolare su una location: la Tenuta Pantano Borghese, con la quale collabori molto spesso.
L’incontro con loro è stato casuale. Questa location non è mai stata aperta al grande mercato matrimoniale, inizialmente non si sarebbero cimentati in questo tipo di attività. La proprietà della Tenuta Pantano Borghese ha dei valori molto chiari e io mi trovo bene con queste persone. Sono eredi della famiglia Borghese, hanno deciso di non vendere nemmeno un metro della loro terra e di far permanere l’attività agricola. Poi c’erano degli elementi, come la presenza di una chiesa consacrata, di un acquedotto romano integro, di un immobile che non è mai stato violentato da una ristrutturazione sconsiderata. Loro hanno deciso di voler mantenere questo posto come era in origine. Come possiamo distinguerci, oltre a regalare l’autenticità del luogo? Il mio servizio, insieme a loro, vuole appunto aggiungere di più: si possono scegliere solo alcune delle sette aree (quattro esterne e tre coperte) o toccarle tutte in un percorso, alla scoperta delle potenzialità degli ambienti.
Nella tenuta si terrà qualcosa di speciale nel prossimo futuro?
Un matrimonio particolarmente sfizioso. Gli sposi hanno scelto di non fare la classica partecipazione, ma una locandina nello stile degli Incredibili. Loro due sono i supereroi. Uno dei gift sarà una mascherina che ogni ospite si ritroverà sul proprio posto a tavola. Gli sposi sono gli Special Guest della locandina. Tutto il tableau è stato sviluppato con il concetto di cast. Dal primo incontro fino all’evento, abbiamo pensato molte cose che ci hanno portato a questa tematizzazione.
Ti è capitato di dover dire agli sposi che qualcosa non faceva per loro?
Sì, diverse volte, ma non è durato più di tanto. Iniziare dicendo che loro devono essere il centro di tutto fa sì che le idee non loro vengano raramente in mente. Se succede, si guardano e capiscono subito cosa non va. Più spesso mi capita il contrario, cioè che abbiano un’idea simpatica, ma che non avendo chiaro il funzionamento di un evento la immaginano in maniera poco funzionale. Quindi ciò che faccio è dare un criterio perché invece possa funzionare ed essere fruibile per gli ospiti.
Dopo questa chiacchierata, proviamo un po’ a ridefinire il tuo lavoro…
Faccio ancora fatica a mettermi l’etichetta di wedding planner, ma nemmeno solo designer. Ne so di cucina, di sala, di impatto estetico. La mia è una consulenza a tutto tondo. Sono una wedding dreamer, faccio sì che tutto ciò che gli sposi immaginano sia l’emozione che riesco a concretizzare. Tendo a essere uno strumento che gli sposi scelgono in che misura utilizzare. La libertà di fondo che gli rimane credo sia un altro dei miei valori.