Sempre allegro, spiritoso e a tratti pungente. Giovanissimo (classe 1991) eppure sospeso in una dimensione fuori dal tempo. Guru the Mago, al secolo Matteo Gizzi, è il giovane prestigiatore più richiesto del momento. Studente di Medicina, nei suoi numeri fonde tutto ciò che è, in una soluzione ben poco sterile e anzi molto esplosiva.
La sua è una magia garbata, d’altri tempi, elegante e insieme scanzonata. Passa con grande disinvoltura dai grandi palchi agli show di strada, meglio se per supportare giuste cause. Sa intrattenere con maestria i bambini, ma anche stuzzicare maliziosamente le corde dei più grandi, sempre con un tocco leggero che si muove in equilibrio sul limite che mai oltrepassa.
Guru è un curioso, scruta con i suoi occhi scuri il mondo che lo circonda e vuole capirlo. Affascinato da cinema, letteratura, cultura sia popolare che alta, fagocita tutto e lo mescola, lo agita in provetta e poi lo ricolloca sul palcoscenico, in piccoli frammenti che somministra al suo pubblico.

Come è iniziato tutto, come ti è venuto in mente di fare il mago?

In verità non mi è mai venuto in mente, è nato dalle arance. Ero a casa influenzato e mia mamma mi portò un cesto di arance per farmi assumere della vitamina C. Erano troppe e quindi ho iniziato a fare il giocoliere con tre arance per passare il tempo. Non ci sono riuscito, quindi l’ho presa come una sfida personale. Penso che la rabbia di non riuscire sia alla base dell’inizio di tutti i giocolieri.

Guru The Mago fotografato da Max Pesk

Quindi inizialmente eri il classico giocoliere con le palline…

All’inizio usavo solo palline, comprate in un negozio di animali, per giunta. Cominciando a entrare nell’ottica del giocoliere, ho provato un po’ tutti gli attrezzi in sequenza, anche a scuola (ero in quarto superiore). Ho cercato di vedere cosa potevo fare con una monetina, e quindi mi è venuta l’ispirazione di fare delle magie con oggetti quotidiani. Monetine, rossetto, anelli, stuzzicadenti… mi divertiva l’idea di stupire gli amici. Non so quando esattamente tutto questo è diventato un lavoro, ma è sempre stato un processo di crescita personale, soprattutto per divertirmi.

Del resto, eri giovanissimo…

Infatti era ancora un gioco. Poi all’università ho incontrato un prestigiatore che usava solo le carte. Anche lui lo faceva per gioco e anche lui si chiama Matteo. Io però le carte non avevo mai pensato di utilizzarle. Lui era incuriosito dalla giocoleria, io dalle carte, e così ci siamo scambiati i “trucchi”, e sono entrato veramente nel mondo della magia.

Ma Guru the Mago non era ancora nato. Come tutto questo è diventato poi un lavoro?

Avevo iniziato a fare animazione per bambini a Roma, per i compleanni. Un bel giorno mi hanno chiamato in un locale dove avevano organizzato un gran premio della magia e mi hanno chiesto di partecipare. Mi sono preparato un numero, quello del dottore.

Il numero è ancora nel tuo repertorio… e ironizzi sui tuoi studi di medicina!

Mi ero comprato il camice, ma non lo usavo mai! Nei primi anni di Medicina non si fanno tirocini, ma volevo usare il camice, quindi decisi di ironizzare sull’essere medico e mago. Ho messo in piedi un numero molto clownesco, con grosse siringhe, ecc.

Eravamo rimasti al concorso, la prima apparizione di Guru the Mago.

Partecipai a questo concorso, c’erano prestigiatori che lavoravano già da molto tempo… e io arrivai terzo! Non me lo aspettavo assolutamente. E là mi sono reso conto che c’era un potenziale in quello che facevo, quindi dal semplice gioco è diventato qualcosa da coltivare ancora di più.

Oggi il tuo è uno stile molto peculiare, diverso dalla maggior parte dei prestigiatori che si vedono, per esempio, in TV…

Non mi piace il prestigiatore pomposo che si mette al centro della scena, troppo posato. Tendo a non prendermi mai troppo sul serio nella vita. Non mi interessa se la persona che ho davanti mi prende in giro, se non è fatto in modo cattivo. In scena quindi porto un personaggio un po’ naive e caotico, che sembra sempre meravigliato di stare lì. L’importante è che mi diverta io prima del pubblico, però è anche vero che io mi diverto se il pubblico per primo lo fa. Quindi si instaura un circolo che mi lega tremendamente a chi guarda.

Sono anche evidenti le influenze colte che hanno ispirato il tuo personaggio…

Una delle influenze più grandi per me, anche se non ho mai pensato di copiarlo, è Charlie Chaplin. Non al fine della performance, almeno. Lui è lui. A un certo punto della mia giovinezza, ho incontrato il suo cinema e me ne sono innamorato. Quella che vedete è pertanto un’influenza indotta. Non ho mai pensato di fare Chaplin, ma la sua comicità ce l’ho dentro.

È per questo cha hai un’allure così vintage?

Un altro elemento ricorrente è quello di essere fuori dal tempo, più che vintage. Dopo il primo concorso, vinsi una competition al Rainbow MagicLand. La performance era l’Omino del tempo, in cui tiro fuori dal cilindro una sveglia dopo l’altra. Il tempo per me è uno degli elementi ricorrenti e più importanti dello spettacolo.

E da lì fino a oggi, in una ascesa che ora ti vede richiestissimo!

Di recente ho avuto un ingaggio internazionale alla Wisbsy Maskeraden, in Svezia. Sono stato selezionato per l’edizione incentrata su Star Wars. Ho presentato una versione fuori dal tempo di Darth Veder, molto fallito, con una spadina laser minuscola. Non c’era Forza in lui.

Davvero esilarante! Ma sei sempre richiesto, e viaggi senza problemi, giusto?

Viaggio in tutta Europa, ma lavoro anche molto come artista di strada. L’ambiente della strada mi piace, non devo stare per forza in teatro. Mi esibisco negli ambienti più vari, dalla strada al Salone Margherita, passando per le serate di Les Folies Retro, nelle quali mi trovo a mio agio per natura.

Quali credi che siano i tratti distintivi di Guru the Mago?

Come mago mi piace la sospensione dell’incredulità, che è la base del cinema, ma anche della magia. Quando vedi una donna segata, lo sai che non è vero, ma ci credi per un momento. Con la sospensione dell’incredulità, tu sospendi anche i problemi delle persone. In quel momento non pensano che devono pagare le tasse o che la nonna sta male… In quel momento tu hai su di loro un effetto terapeutico, e secondo me questo è l’aspetto migliore di quello che faccio.

Hai anche preso parte a qualche progetto trasversale rispetto al semplice show di magia…

Regolamente mi esibisco all’interno del Reggae Circus di Adriano Bono. Un progetto che mette in prima linea l’artista circense di pari passo con la musica dal vivo. Ogni volta è un’esperienza diversa. Con loro ho partecipato a ben due videoclip, Gipsy Reggae e La trapezista. Poi ho preso parte a un bellissimo videoclip di Noemi Smorra e Lena Katina, Golden Leeds, e anche al suo interno si rappresenta un circo vintage.

Anche se non sei un veggente, cosa c’è nel futuro di Guru the Mago?

Tanta magia e tanta medicina. Possibilmente tanta magia nella medicina e tanta medicina nella magia. Non voglio diventare un medico sterile, ma vorrei restare un medico mago. Che diventi pediatra, psichiatra o chirurgo, questa parte della mia vita entrerà in corsia con me.